Abstract

L’articolo, indagando a partire da alcune riflessioni contemporanee la realtà scolastica e le contraddizioni che l’economia neoliberista ha determinato al suo interno, cerca di analizzare gli spazi che ancora oggi, nonostante l’indubbia condizione di debolezza, possono esercitare pedagogie di carattere critico. Recuperando alcuni nodi concettuali del pensiero di Gramsci e di Vygotskij soprattutto per quanto riguarda la capacità di costruire percorsi collettivi di liberazione e di emancipazione dal pensiero dominante, l’articolo sottolinea come sia determinante capire ancora oggi quale rapporto intercorre tra il sistema economico e quello educativo. Quale modello di scuola è funzionale all’accumulazione capitalistica e quale tipo di insegnante si adatta perfettamente a questo modello? In un quadro economico all’interno del quale sono fondamentali competenze di carattere relazionale, di gestione della complessità e di interazione con le nuove tecnologie, è ancora possibile immaginare forme di collaborazione e cooperazione che non siano funzionali alla riproduzione capitalistica dello sfruttamento, ma che aprano a percorsi di liberazione. Perché ciò avvenga è utile recuperare le riflessioni che tanto Gramsci quanto Vygotskij avevano per vie diverse elaborato e che sono un contributo utilissimo per svelare le trappole che il capitalismo sa tendere a chi non si accorge delle sue capacità di ribaltare e volgere a proprio favore lo spirito critico di chi lo vorrebbe contestare.

Il “cooperativismo” all’interno della scuola ha subito questa sorte e da pratica elaborata all’interno di quella pedagogia popolare capace di tenere insieme un profondo desiderio di innovazione della scuola con la consapevolezza che essa non potesse mutare le proprie finalità e la propria struttura senza una profonda trasformazione della società nel suo complesso, si è trasformata in una tecnica, in una pratica didattica finalizzata solo al miglioramento delle prestazioni scolastiche, completamente depotenziata della sua carica politica.

La progressiva convergenza verso forme di cooperazione che il capitalismo matura per la sua stessa natura non garantiscono una presa di coscienza critica e lo scambio, i rapporti che esso governa all’interno delle logiche di accumulazione, non aprono automaticamente a forme di liberazione.

Per questo è ancora importante sottolineare come costruire forme di liberazione dalla gabbia del nostro presente sia un compito che solo intellettuali capaci di combinare in uno sforzo costante ricerca e impegno, teoria e praxis, come seppero fare in maniera così virtuosa tanto Gramsci quanto Vygotskij.

The present contribution starts from a number of contemporary reflections into the reality of schooling and the contradictions that neoliberal economics has brought about within it. The article seeks to analyse the influence that even now, despite its undeniably weak condition, critical pedagogy is able to exercise. We bring back into play some of the conceptual nodes of Gramsci’s and Vygotskij’s thought, with particular attention paid to the capacity to construct collective itineraries of liberation and emancipation from the dominant thinking. Through this operation the article underlines that, still today, understanding the relationship that runs between the economic and the educational systems is determinant. What model of school is functional to capitalist accumulation and what type of teacher adapts perfectly to this model? In an economic framework within which types of expertise of a relational nature, of management of complexity and of interaction with new technologies are fundamental, is it still possible to imagine forms of collaboration and cooperation that are not functional to capitalist reproduction of exploitation, but which instead open up roads to liberation? In order for this to come about it is of use to bring into operation the reflections that as much Gramsci as Vygotskij had developed in their different ways and which represent a highly useful contribution to reveal the traps that capitalism knows how to set for those who do not realize its capacity to overturn and turn in its own favour the critical spirit of those who would like to contest it.

“Cooperativism” within the school has undergone this outcome. From a practice developed within that popular pedagogy, able to maintain a dep desire to innovate the school with the awareness that it cannot change its aims and its structure without a thorough-going transformation of society in its entirety, cooperativism has been transformed into a technique, a didactic practice aimed solely at the improvement of schooling performance, completely disengaged from its political role.

The progressive convergence towards forms of cooperation that capitalism matures through its own nature do not guarantee any attainment of a critical consciousness and the exchange, the relations that capitalism governs within the logic of accumulation, do not automatically open up forms of liberation.

For these reasons it is still important to underline how the construction of forms of liberation from the cage of our present is a task that only intellectuals, able through constant effort to combine research and involvement, theory and practice, were able do in such a virtuous way as both Gramsci and Vygotskij did.

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