Authors

Giuseppe Vacca

Abstract

Contrariamente a quanto ritenuto dai primi editori e interpreti di Gramsci, l’espressione “filosofia della praxis” non è un semplice espediente al quale il prigioniero ricorre per non scrivere “materialismo storico” e aggirare così la censura carceraria, ma implica un profondo ripensamento del marxismo che si verifica nel corso della riflessione portata avanti nei Quaderni, anche se affonda le radici nello scritto sulla Quistione meridionale del 1926. Oltre a una ripresa del pensiero di Labriola (nel quale si ritrova già l’espressione “filosofia della prassi”), questa “revisione” della filosofia marxista implica non solo il definitivo distacco dal marxismo-leninismo, ma una “rottura epistemologica” rispetto ai precedenti scritti politici dello stesso Gramsci e, soprattutto, una nuova lettura dell’opera di Marx (con particolare riferimento alle Tesi su Feuerbach e alla Prefazione a Per la critica dell’economia politica), anche in relazione ai profondi rivolgimenti dello scenario politico internazionale tra la fine degli anni Venti e gli anni Trenta, che vede definitivamente tramontare la prospettiva della rivoluzione proletaria mondiale. Questo porta Gramsci ad approfondire i concetti di egemonia, intellettuali, stato, società civile, guerra di posizione, rivoluzione passiva, struttura e sovrastruttura, in una riflessione assolutamente originale che trova il suo punto d’arrivo nella costituzione del nuovo soggetto politico del mondo moderno, il partito.

Contrary to what the first editors and interpreters of Gramsci maintained, the expression “philosophy of praxis” is not a simple expedient to which he had recourse in order to avoid writing “historical materialism” and, thereby, to get round the prison censorship. The term, instead, implies a thoroughgoing rethinking of Marxism on his part which took place throughout the course of his reflections in the Notebooks, a rethink which has roots in the 1926 essay on the Southern Question. As well as taking up again the thought of Labriola (in whom the expression “philosophy of praxis” already figures), this “revision” of Marxist philosophy implies not only a definitive detachment from Marxism-Leninism, but an “epistemological break” with his own previous political writings and, above all, a new reading of Marx’s work, with particular attention paid to the Theses on Feuerbach and to the Preface to A Contribution to the Critique of Political Economy. Additionally, this also taking place in relation to the deep upheavals in the international political scenario between the end of the 1920s and the 1930s, which saw the definitive closure of the perspective of a world proletarian revolution. This led Gramsci to go in depth into the concepts of hegemony, the intellectuals, the State, civil society, war of position, passive revolution, and structure and superstructure, in an absolutely original reflection whose endpoint is the constitution of a new political subject in the modern world, namely the political party

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