L’entrata in guerra dell’Italia rese molto problematica l’esistenza della comunità italoaustraliana che negli anni ’30 annoverava oltre 30000 unità ed era diventata la più numerosa collettività nonangloceltica del quinto continente. Le autorità australiane, ritenendo la presenza di tanti non-britannici una grave minaccia potenziale alla sicurezza della nazione, rinchiusero 4727 Italoaustraliani, quasi tutti uomini, in appositi campi di internamento indipendentemente dai titoli di cittadinanza o dalla fede politica. Quale conseguenza le donne e i bambini furono lasciati allo sbaraglio in un ambiente palesemente ostile, fascisti convinti e attivisti antifascisti furono rinchiusi nello stesso campo talvolta con esiti devastanti, i figli degli Italoaustraliani chiamati alle armi si trovarono nella strana situazione di dover visitare i propri padri rinchiusi nei campi. Pur trattandosi di un episodio storico-sociale di notevoloe portata, ben poco spazio vi hanno dedicato gli studiosi (quali Bosworth e Ugolini 1992, Cresciani 1993, Mantinuzzi O’Brian 1993, 2002, in stampa) e manca tuttora una veduta d’insieme del fenomeno. Comunque molti Italoaustraliani che hanno vissuto tali vicende hanno nel corso degli anni articolato le proprie riflessioni, spesso con impostazione vittimologica, nelle memorie e le testimonianze orali della vita in Australia durante la seconda guerra mondiale. Con il presente saggio si intende proporre un aspetto dell’internamento mediato tramite l’esame delle testimonianze orali e scritte degli Italoaustraliani che ne furono protagonisti. Queste testimonianze verranno collocate nell’ambito dei pochi studi disponibili sull’argomento.
History
Citation
Rando, G, Enemy aliens: gli italoaustraliani e il secondo conflitto mondiale, Storia e Futuro, 8-9, November 2005. Original article available here.